30.5.10

In stazione

Non mi ricordo in quale il film, uno dei protagonisti era attratto dai luoghi dove si concentrano le persone: stazioni, aeroporti, sale d'attesa. A me piacciono molto i film perchè alla fine riesci sempre a tirarne fuori qualcosa di buono. Cioè dico, se io adesso iniziassi a parlare di quanto mi piaccia stare in stazione anche a far niente, la gente mi prenderebbe per matto. Se però io, come premessa a tutto, dico che ho sentito questa cosa in un film bè... cambia la prospettiva. Alla fine non è che sono matto, lo dicono anche in un film e quindi sono giustificato. I film sono spesso la risposta giusta. Non tutti i film però. Non bisogna alzare troppo il tiro o si perde di credibilità. Bisogna stare nella media, ora non dico Vanzina... però diciamo che le commedie americane da "Harry ti presento Sally"in poi, con alti e bassi ovviamente, sono sempre un buono spunto. Due o tre citazioni le cavi fuori ogni volta. Finiscono bene, le musiche sono accettabili. Non ti impegnano troppo e un po' ti insegnano a vivere. Il massimo cui ti puoi spingere è Woody Allen... ma proprio proprio se vuoi fare colpo con una ragazza che sembra un po' sofisticata e allora tu gliela piazzi li una battuta di Woody Allen, ovviamente citando la fonte che altrimenti non serve a nulla. A volte funziona. A me Woody Allen piace anche però non lo si può usare così a sproposito perchè sembri poi uno snob e non mi va. Mentre invece se io dico che in qualche film il protagonista andava sempre in stazione bè non faccio la figura dello snob e mi paro anche un po' il culo.
Alla fine però aveva ragione. Cioè io non è che passo il tempo nelle sale d'attesa così per sport. Figurarsi sono in stazione tutti i giorni per andare a lavoro, quando non mi devo muovere non ci passo neanche da vicino. Però già che ci sono, cioè dico la mattina, già che sono li, butto lo sguardo. A prima vista si riconoscono subito i pendolari dai viaggiatori "della domenica". Il pendolare ha una certa consapevolezza, una certa rassegnazione, ha imparato quasi a goderselo quel quadratino di schifo che gli danno e se lo gode come i suoi 15 minuti di gloria mattutina. Sguazza in quel piccolo mondo grigio fatto di centimetri e freddo del quale si sente padrone. Lui e tutti gli altri pendolari come lui. Tutti sovrani di un posto che 15 minuti dopo ha già un aspetto diverso e che non conosci. Conosci solo i tuoi di 15 minuti non quelli prima, non quelli dopo. Qualche volta mi piacerebbe fermarmi a vede come sono i pendolari che prendono il mio posto nel treno dopo. Ma non me lo posso mai permettere. Così in un luogo ovviamente caotico e disorganizzato il pendolare sa dove muoversi. Anche bendato manterrebbe una calma zen, niente più lo sconvolge. Ritardi? Soppressioni? Cataclismi? Tutto sotto controllo, tutto come sempre. Anche quando vedi uno in ritardo che sta correndo per prendere il treno lo vedi se è un abitudinario o uno che lo sta facendo per la prima volta, che non è abituato. Ad esempio proprio adesso davanti agli occhi ne ho un esempio. Quello in giacca e cravatta che sta per entrare dalla porta correndo, tutte le mattina arriva puntualmente in ritardo, corre perchè altrimenti non riuscirebbe a prendere il treno. E' un ritardatario cronico ma seriale. Dentro di sè è tranquillissimo per lui è qualcosa di naturale. Quell'altra ragazza invece che sta correndo dietro di lui si vede che non è tranquilla. Corre male, si vede. Si guarda intorno, ma dentro di sè si sente morire. Si sente in un mondo non suo, lo si vede. E infatti quella ragazza doveva salire sul treno che parte adesso e che lei perderà...

25.5.10

Mi chiamo Andrea, ho 25 anni.
Lo so, il nome è tutto un dire.
Fin da piccola ho sempre avuto problemi, perchè nella piccola e bigotta cittadina dove vivo, per tutti Andrea è sempre stato un nome da uomo : Sant'Andrea,il fratello maggiore di San Pietro.
Ma io sono nata femmina, stupendo qualsiasi pronostico, stupendo i miei genitori, che pur non volendo sapere in anticipo il mio sesso, erano convinti che avrebbero avuto un pargolo, stupendo i miei compagnucci di scuola convinti che come loro avessi il "pisellino", stupendo le mie compagne di Liceo, convinte che fossi la prima lesbica con cui si confidavano. Ed il tutto per un nome sbagliato.
Poi crescendo ho imparato a tirar fuori la mia vera essenza senza però sbatterla in faccia a nessuno, e da lì sono diventata per tutti Kendra, e per chi aveva il coraggio di addentrarsi nel fondo dei miei pensieri,ero sempre Andrea, ma stavolta con le gambe affusolate, i capelli lunghi,ed il viso truccato di sole.
Da sempre adoro i bimbi, ma non avendo il coraggio e la fermezza di tirarne su uno mio, ho sempre preferito quelli degli altri, e così, grazie alla mia innata pazzia,e a quella di altre due mie care ex colleghe universitarie, sono riuscita ad aprire un asilo nido tutto mio. (merito delle banche e della mia dolcezza innata, quella di Kendra, non quella di Andrea)
Scrivo,anche, ma lo faccio oltre che per me, soprattutto per i miei pargoli, per regalare a loro una biblioteca ricca di sogni, che purtroppo in questo mondo mancano sempre, e canto, a tempo perso, sotto la doccia, nel parco al buio da sola,e a chi ha voglia di ascoltarmi...

22.5.10

Benedetta.

Mi chiamo Benedetta, bevo troppi caffè e sono fastidiosamente lunatica.
Mi chiamo Benedetta, ho 25 anni, un pesciolino rosso di nome Rousseau, una voglia a forma di farfalla stilizzata sul basso ventre e cinque messaggi non letti sulla segreteria telefonica.
Mi chiamo Benedetta, e da 12 ore e trenta minuti sono senza lavoro, senza pianista, senza week-end a Parigi, senza amore da ricevere.
Ma stamattina non ha più importanza come ieri notte.
Perchè? Perchè ho un treno da prendere, e quando prendi un treno, cosi, all'improvviso, solo perchè senti che devi farlo vuol dire che accadrà qualcosa di speciale.
I treni hanno un potere strano, oltre a quello di essere dei gran ritardatari, sanno consolare.

Si, è cosi. Sanno cullare il tuo stato emotivo e conservarlo per tutto il tragitto.
Sono terapeutici se ci credi, anche solo un pò.

Mancano quarantacinque minuti e non sarò più qui.
Mi illudo che tutto quello che sento sullo stomaco domani non ci sarà più, sarà come evaporato dalla mia pelle. Ma in fondo so che non è cosi, che questo mio ottimismo evaporerà prima.
Non sono una persona ottimista, per niente. Diciamo che mi sono imposta di diventarlo.
Ho venticinque anni e da due anni sono una persona ottimista. O meglio, mi piace rinchiudermi per un pò nell'illusione dell'ottimismo e della perfezione.
Ieri notte questa bolla di sapone è scoppiata come hanno fatto le mie parole, le sue parole, la ruota della sua macchina, il nostro amore.

Ma per la prima volta non sento la necessità di piangere, sento solo quella di prendere quel treno, e costruire una nuova bolla.
Preferibilmente di plastica questa volta.

20.5.10

Presentazioni

Mi chiamo Alessandro, ho 26 anni. Vivo in provincia perchè la vità in provincia è decisamente meno stressante di quella in città. Poi tanto per arrivare in città basta un'ora di mezzi pubblici. Un'ora nella quale poco per volta vieni introdotto allo stress della città. Non avviene drasticamente è un processo che si compie magicamente. In un'ora sei tranquillamente catapultato nello stress della megalopoli. Prima non lo eri adesso lo sei. Prendi la tua macchinetta e te ne vai in stazione. Sei ancora calmo o forse solo mezzo addormentato. Trovi parcheggio dopo un paio di giri, non troppi. Aspetti il treno e delle volte riesci anche a trovare un posto dove sederti.... delle volte. Altre volte no e allora sta in piedi. Poi a volte fa troppo caldo e altre troppo freddo. Il giusto mai. E allora inizi ad innervosirti anche perchè poco per volta gli occhi iniziano ad aprirsi. Sono le 7.30 di mattina e la gente sul treno fa decisamente troppo rumore. Fa troppo freddo/caldo. Sei troppo scomodo... insomma tutto è abbastanza eccessivo. Arrivi a destinazione che già ti girano e la tua giornata è appena cominciata. Benvenuto!
Ho un lavoro davvero particolare. Io di lavoro faccio il bugiardo. Cioè a tempo perso faccio il bugiardo. Di solito riempio tabelle di Excel tutto il giorno. Spesso però mi capita di fare anche il bugiardo. Fare in bugiardo è qualcosa di simile al prestanome però è legale. Mi capita di dovermi presentare ad appuntamenti, fare colloqui, inviare mail o fare telefonate. Insomma un repertorio piuttosto ricco di situazioni nella quali mi presento e devo mentire. Spudoratamente e follemente. Urlare, incazzarmi... insomma devo convincere il pubblico ce ho dell'altra parte. Alla fine è quasi nobile come lavoro. Diciamo che è un po' come fare l'attore. Il problema è che spesso devo fare questo per parare il culo ad aziende che altrimenti rischierebbero denunce milionarie che a pensarci bene si meriterebbero tutte. E invece no, arrivo io. Io che sono l'imprevisto, quello che non ti aspetti. La variabile non calcolata che cambia le carte in tavola e risolve tutto.  Il più delle volte.
Tutto questo per 450 € al mese. Un vero affare. Il mio lavoro un po' mi piace, mi distrae dalle tabelle di Excel che odio e poi mi permette di conoscere sempre persone nuove. Certo conoscere è una parola un po' grossa dato che per lo più le persone che incontro poi in un modo o nell'altro tendono a maledirmi, augurarsi che io muoia nei modi più atroci e così via. Certo sono rapporti brevi ma sicuramente intensi.