12.10.10

Cambio rotta.

Non riuscivo a distogliere gli occhi da quel riflesso appena visibile dei suoi occhi contro il finestrino. Lei non si voltava ma sentivo che mi stava guardando di nascosto mentre con insistenza affondava le unghie nell'oggetto che teneva in mano.
Alessandro uscì dallo scompartimento "tutto bene?" mi disse.
"Si, si. Mi sa che questo bagno è fuori uso".
Feci un passo per tornare verso di lui quando vidi con la coda dell'occhio un corpo muoversi.
Era lei, quella ragazza dagli occhi di ghiaccio che si voltò rigettandomi lei stessa negli occhi come il primo istante.
Era come se volesse parlare con me ma non riuscisse a far uscire altre parole che un sospiro appena accennato. Riuscii a leggere sulla sua valigia una scritta. La teneva in mezzo alle gambe come se non volesse disperdere in quello piccolo spazio parti di se stessa. Nella parte alta, un pò scolorita, con un pennarello nero c'era scritto Alice.
Alessandro venne verso di me e mi prese la mano.
"Torna di la"
Sentii la sua mano cosi fredda che d'istinto la ritrassi.
Alice fissò Alessandro mentre lui continuava a guardarmi con aria interrogativa. Captai quello sguardo e sentii una fitta al cuore. -devo scendere- pensai, cosi, all'improvviso. Lei, come se mi potesse leggere nel pensiero mosse il capo e mi sorrise. Poi tornò a guardarsi le mani.
"Io devo scendere qui" dissi decisa.
"Ma non siamo ancora arrivati".
"Dove dovevamo arrivare? Io dovevo arrivare qui. Tu non lo so, non ce lo siamo detti, sei tu che mi sei venuto dietro. Io scendo qui c'è mio fratello che mi aspetta" Una scusa decisa così, improvvisa che non riuscivo a ricordare come la mia mente l'avesse formulata.
Alessandro disse solo "ok, hai ragione, ma mi sarebbe piaciuto proseguire il viaggio ancora un pò"
"Un'altra volta se il destino vorrà. Ciao e buona giornata!e grazie per la breve compagnia".
Gli sorrisi perchè mi sembrava giusto farlo ma nello stesso tempo pregavo che il treno si fermasse all'improvviso, il corridoio dove ci trovavamo mi sembrava rimpicciolirsi a ogni respiro.
Il signore che continuava a scrivere numeri su numeri nello scompartimento di Alice si alzò e quel posto rimase vuoto.
Il treno si fermò.
"Ciao"
"Ciao" risposi e riguardai per l'ultima volta quella ragazza che mi sorrise. Mentre scendevo mi sentivo libera.
Il treno ripartì e vidi distintamente Alessandro che si sedeva al posto di quell'uomo e iniziava a sorridere ad Alice, con lo stesso sorriso con cui aveva preso me.

2.10.10

i ritorni sempre uguali

Ho sempre sospettato che mi avesse capito. Che capisse le pieghe più scure della mia psicologia spicciola. Stupida non lo è affatto. Non volevo sottovalutarla, semplicemente mi limitavo a darle quello che lei voleva. Non sarebbe stata in grado di reggere di più e a me andava bene così.
Così i miei ritorni sempre uguali, sempre gli stessi. Scanditi come da un orologio con il singhiozzo. Che prima o poi si sarebbe stufata l'ho sempre saputo. E' il quando però che mi teneva sempre sulle spine. Giocare con qualcosa che sai che prima o poi se ne andrà e non fare nulla per evitarlo anche perchè senza sarebbe stato tutto diverso. Oggi ho una strana sensazione eppure mi sembra così uguale alle altre volte. Ogni piano andato a buon fine, ogni mio ritorno da lei hanno gli stessi colori. La signora che esce dalla panetteria, il postino che citofona all'interno cinque e io che dalla stazione a piedi vado verso casa sua a scaricare l'adrenalina. Sempre su di lei, su quel suo corpo perfetto per me.
Ore di sguardi e passione.
-Come è andata? Mi chiede
Tutto come previsto
E l'esca ha abboccato?
Certo e non si è acorta di niente

Tu però sei strana, hai qualcosa che non va. Non glielo dico ma lo penso. Rifacciamo l'amore perchè voglio scoprire cos'hai. Voglio vedere più da vicino la parte di te che non mi hai mai fatto vedere.